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Bello, buono e ? ….replicabile

Negli ultimi anni abbiamo visto crescere a dismisura il fenomeno della nascita di nuovi “format” – nell’ambito del retail e soprattutto del food & beverage – che partiti con la volontà e l’entusiasmo di conquistare il mondo si sono fermati alle prime difficoltà incontrate facendo restare tanti budget e piani di sviluppo “foglia morta”, deludendo pertanto la fiducia di tanti investitori (anche di un certo livello) che su di essi avevano riposto oltre che ottime speranze, anche cospicue risorse finanziarie.

Il perchè di molti di questi insuccessi viene quasi sempre ricondotto a variabili esogene di mercato, alla qualità dei prodotti, all’attrattività del concept, al management, cose che in molti casi possono essere vere in parte se non per il semplice fatto che molti esperimenti in prima battuta sono riusciti portando dei risultati più che soddisfacenti e solo dopo hanno mostrato dei limiti per cui i progetti di cui facevano parte di sono arenati. E allora in cosa si è sbagliato ?

In molti, soffermandosi su ciò che il progetto è diventato, non si sono mai chiesti di cosa mancasse già dalla fase embrionale in termini di replicabilità.

La replicabilità è da intendersi infatti come quella caratteristica che rende un progetto di business ripetibile nel tempo e nello spazio senza essere rivoluzionato e solo apportando delle piccole modifiche.
Quando qualsiasi progetto destinato ad essere “sviluppato” in serie manca di questa caratteristica fondamentale, che sottintende a tutta una serie di fattori (che vanno standardizzati), va ripensato e rivisto nella sua interezza in modo che tale requisito fondamentale possa essere rispettato.

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